Adozione a distanza: l’esperienza di Rosa e Gaspare

schermata-2016-12-03-alle-16-37-25Normita, la ragazza che abbiamo adottato è stata…. una seconda scelta, ma quanto mai fortunata!

Prima di lei avevamo adottato un’altra ragazzina, e l’avevamo seguita per alcuni anni, con trepidazione, vedendo il suo impegno scolastico e i suoi progressi. Poi, improvvisamente, la brutta notizia, aveva lasciato la Casa Estudiantil. Hai voglia che ti dicano che queste cose succedono, che c’è una piccola percentuale di abbandoni, in noi c’è stata come una sensazione di fallimento.

Non dico il suo nome, per riguardo nei suoi confronti. Anni dopo, quando sono stata in Bolivia, ho saputo che aveva due bambini, ma nessun lavoro.

Poi, appunto, una seconda opportunità. Questa volta era Normita, Norma Espinosa Vargas.

piccola, entrata da poco alla Casa, ma subito molto interessata allo studio, alla scuola, molto diligente e applicata. Le sue lettere erano di solito brevi, con poche notizie, ma sempre positive. Ogni tanto qualche fotografia. Abbiamo così avuto modo di “conoscere” la sua famiglia, i suoi genitori e i fratelli e le sorelle. Viene da una famiglia che abita lontanissima dalla Casa Estudiantil, su un altopiano oltre i 3000 m di altitudine. I suoi sono campesinos come quasi tutti lì, ma la mamma faceva parte di una cooperativa di donne tessitrici. Norma ha genitori sensibili, pur essendo la primogenita, hanno deciso di farla studiare.

Una volta ottenuto il suo diploma, Norma ha chiesto di poter continuare a studiare, per diventare un’infermiera professionale. Cinque anni di università. L’abbiamo sostenuta, giustamente, perché se lo meritava.

L’aspetto straordinario di questa adozione è stato il viaggio fatto in Bolivia nel 2008, chemi ha dato la possibilità di conoscere non solo lei, ma anche la sua famiglia, i suoi genitori e uno dei fratelli, e vedere la loro casa sull’Altopiano.schermata-2016-12-03-alle-16-42-47

Ricordo con emozione due momenti particolari. Il primo: al nostro arrivo all’aeroporto di Cochabamba, un gruppo di chicas erano venute a darci il benvenuto. Norma era tra loro. Ricordo con quanto affetto e calore mi ha salutato, non staccandosi più da me per tutta la serata, sedendosi vicina in taxi, e poi a casa.

Il secondo momento che ricordo con commozione è stato l’incontro con la famiglia di Norma, nella loro casa sull’Altopiano. Il senso di ospitalità, l’affetto, la generosità con i regali, la loro gratitudine che sprizzava da tutti i pori. La felicità di poter dare un viso a chi aveva aiutato la loro figliola…. e da parte mia la certezza che a ricevere fossi io, non loro.

Norma, adesso, ha 28 anni. Diventata infermiera, ha lavorato prima nella foresta, in un piccolo ospedale, mentre adesso è nell’ospedale più grande della città di Cochabamba. Ha una famiglia, un marito che costruisce strumenti musicali, e un bel bambino che ha ormai quasi tre anni.

E, per restare sul tema di tutto quello che abbiamo ricevuto, Norma ci ha fatto avere un regalo molto prezioso, un charango costruito dal marito!

ROSA

 

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Norma con i genitori, il fratello e la madrina Rosa nel 2008